BRESCIA, LE DUE FACCE DELLO SPORT CITTADINO

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BRESCIA SOGNA CON LA PALLA A SPICCHI MA PIANGE CON QUELLA A SCACCHI

Nella stessa città, a pochi chilometri di distanza, due squadre raccontano due facce opposte dello sport professionistico. Da una parte il Brescia Calcio, reduce dalla seconda retrocessione in tre anni, impantanato in una gestione fallimentare e senza visione. Dall’altra, la Germani Basket Brescia Leonessa, che ha appena conquistato – con merito e progettualità – la prima finale scudetto della sua storia.

Un parallelismo inevitabile, che fa riflettere: perché lo sport, a volte, è lo specchio di chi lo guida. Da una parte un contestatissimo e eclettico (per usare un eufemismo) Massimo Cellino dall’altra un pragmatico come Mauro Ferrari coadiuvato da Graziella Bragaglio e Matteo Bonetti.

Il crollo del Brescia Calcio: promesse disattese e futuro incerto

Dal 2017 a oggi, il Brescia Calcio è stato nelle mani di Massimo Cellino, presidente discusso, accentratore e spesso autoreferenziale. Il suo arrivo aveva illuso molti: promesse di rilancio, investimenti, e una visione ambiziosa. Ma a conti fatti, il bilancio è impietoso.

In sette anni:

  • due retrocessioni in Serie C,
  • un’identità tecnica mai davvero definita,
  • allenatori cambiati con disarmante frequenza,
  • dirigenti bruciati e un settore giovanile mai valorizzato.

A tutto questo si aggiunge una spaccatura con la tifoseria e una gestione societaria vissuta nella solitudine di scelte personalistiche, più che in un progetto condiviso. Il risultato è un club che oggi fatica persino a riprogrammare il futuro.

Il volo della Germani Leonessa: la forza del progetto

Dall’altra parte, c’è chi ha scelto un’altra strada. La Germani Basket Brescia Leonessa, che in questi anni ha costruito, passo dopo passo, un’identità precisa: fatta di programmazione, competenza, sostenibilità e una visione a lungo termine. Il tutto grazie alla solida guida della famiglia Ferrari e del main sponsor Germani.

Il percorso:

  • una struttura societaria chiara e stabile,
  • un settore giovanile in crescita,
  • scelte tecniche coerenti e affidate a figure competenti,
  • e soprattutto una cultura sportiva alimentata con pazienza e lavoro quotidiano.

Il risultato? Una squadra amata dalla città, capace di attrarre pubblico e investimenti, fino alla straordinaria conquista della finale scudetto 2025. Una cavalcata che non nasce dal caso, ma da una visione costruita nel tempo.

Stessa città, filosofie opposte

Il contrasto è netto, quasi doloroso per chi ama lo sport bresciano. Dove il calcio ha dissipato opportunità e patrimonio, il basket ha custodito valori e seminato futuro. Dove uno ha rincorso illusioni, l’altro ha costruito certezze.

Oggi Brescia sogna con la palla a spicchi e piange per quella a scacchi. E forse, in questo contrasto, c’è una lezione profonda: nel professionismo moderno non basta investire, serve saper costruire. E chi costruisce – anche lontano dai riflettori – prima o poi raccoglie.

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