BRESCIA: ONORA DAVVERO UNA CITTÀ FERITA

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Si era detto di non voler giocare. Si era detto di voler assecondare i tifosi di una delle città maggiormente colpite dall’emergenza Covid-19. si era detto tutto e il contrario di tutto. Ma eccoci qua alla vigilia del ritorno in campo del Brescia per le ultime 12 gare della Serie A.

Dopo mille proclami e altrettante smentite il Brescia tornerà a giocare portandosi addosso il fardello ed il peso di una provincia falcidiata dal coronavirus, ferita nel cuore e nell’anima da un nemico invisibile. Un clima non certo facile dove il calcio è l’ultimo dei problemi tra chi ha ancora i postumi di un calvario infinito, chi purtroppo non c’è più, chi piange amici e parenti volati via troppo presto.

Il campionato può rappresentare forse una via d’uscita per poter pensare di tornare alla normalità quando di normale c’è davvero poco in aziende che chiudono, negozi che non riaprono e gente ancora in attesa dei soldi della cassa integrazione promessi dallo stato. Eppure si gioca!

Quello che ci si aspetta è un Brescia “dalla va o la spacca”. 12 partite sono troppo poche per fare calcoli, per provare a fare strategie. Servono punti, vittorie e morale per salvare una classifica quanto mai negativa. Serve grinta, coraggio e attaccamento alla maglia. Nel periodo di lockdown si è parlato di morte e dolore con il calcio a voler riportare un briciolo di felicità per quanto sia possibile. Proclami di Massimo Cellino che oggi devono essere messi in pratica, leggi campo, da chi scenderà con addosso la mitica maglia blu con “V” bianca sul petto. Questo vuole Brescia, questo chiedono i tifosi!

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