Piazza Vittoria semi deserta. Nessuna passerella, nessuna punzonatura. Il museo viaggiante più bello del mondo ha i motori spenti. Colpa del maledetto coronavirus a fermare ciò che Enzo Ferrari definì “la corsa più bella del mondo“. E se la piazza piange Viale Rebuffone sprofonda di fronte alla mancanza della pedana di partenza.
Nell’aria non c’è il profumo della benzina. Nessuna transenna a delineare le famigerate ali di folla che da sempre accompagnano la 1000 Miglia. Mancano le emozioni e l’adrenalina dei concorrenti, gli occhi pieni di gioia dei bambini accompagnati da genitori o nonni a rievocare e raccontate ai più piccoli le mitiche gesta di Nuvolari, Varzi e Campari.
Oggi doveva essere l’inizio della festa per Brescia, della felicità portata dalla corsa della Freccia Rossa. In questa giornata si scopre quanto valore intrinseco abbia la 1000 Miglia per noi bresciani.
Al di là del traffico e di qualche fermata di autobus spostata la 1000 Miglia è Brescia. La città si vestiva a festa per l’evento motoristico tra i più importanti e famosi al mondo. Le strade brulicanti di gente, i bar e ristoranti pieni, l’aperitivo bevuto tra amici gustandosi un’atmosfera diversa dalle altre tra le più belle automobili mai costruite.
Oggi manca tutto questo, manca il fascino di una corsa, seppur una gara di regolarità, apprezzata da tutto il mondo, invidiata da tutti, amata dai bresciani. Perché il corona virus avrà rimandato la 1000 Miglia ad ottobre ma non ferma il mito.
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