CELLINO: “NON SI PUO’ GIOCARE QUANDO LA GENTE MUORE”

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Massimo Cellino ha parlato a QSVS della polemica con l’AIC e del taglio degli stipendi. Il numero uno del Brescia rimane sulla propria posizione di non ricominciare a giocare fino a quando la pandemia non sarà passata. Per Cellino è importante programmare la prossima stagione non concludere quella attuale.

La retrocessione non è nulla contro a quanto stiamo vivendo qui a Brescia in questo periodo. Questo è un anno devastante: qui pensiamo ad un camposanto nuovo non ad un nuovo campo sportivo”.

“Per prima cosa bisogna pensare che il 110% delle entrare di una società di calcio sono destinate agli stipendi dei calciatori. Per poter programmare la prossima stagione dobbiamo fare i conti su questo. Non è che non si vuole dare i soldi ai calciatori: i soldi non entrano!”

“L‘Inghilterra hanno fatto questo, la Juventus in Italia è stata l’apripista. L’AIC non ha poteri riconosciuti, è un’associazione di categoria. Le trattative con i calciatori si fanno con il sindacato dei lavoratori non con chi esprime un proprio giudizio non assecondato dai giocatori stessi: l’AIC ha fatto fare brutta figura alla categoria“.

“Noi siamo a Brescia, nel bel mezzo della guerra. Abbiamo calciatori che hanno portato aiuti ai malati, hanno coadiuvato la Protezione Civile e associazioni. Questi sono i calciatori del Brescia, persone sensibili“.

“Dobbiamo prendere delle decisioni per il bene comune del calcio. E’ difficile fare delle riunioni normalmente pensate in videoconferenza. I calciatori sono stati gettati in pasto ai leoni senza volontà. Loro vogliono il bene del calcio, altri no”.

Mi sono molto affezionato a Brescia pur essendo sardo. Vedere la gente soffrire con grande dignità mi ha colpito. Come possiamo pensare a tornare a giocare, a riempire gli stadi quando c’è gente che ogni giorno muore?“.

Non importa essere ultimi in classifica, posizione che meritiamo per nostri errori soprattutto miei. Anche se fossi primo direi le stesse cose. Non riesco a pensare a tornare a giocare. Aspetto un miracolo di Dio…per tornare a giocare”

I calciatori sono inattivi da 60 giorni: non si allena, non ha la forma fisica adeguata. Per essere in forma servono almeno due mesi! Come possibile pensare di fa giocare 14 partite in 15 giorni”.

“Quello che dice Gravina lo pronuncia perchè fa parte di una classe politica molto più vasta della Serie A. Parla a nome di altre compagini. Auspicabilmente mi auguro di poter tornare a giocare ma obiettivamente non vedo la luce in fondo al tunnel. Siamo già a metà aprile…Io sono chiuso a casa da 25 giorni”.

“Sto cercando di sentire qualche preparatore atletico per inviare video ai giocatori. Oggi un calciatore vive in un appartamento da 60 mq non in una villa…Io metterei la firma per ricominciare il 9 di agosto“.

Ai miei giocatori ho parlato del futuro, degli stipendi ma ho chiesto loro di aspettare per capire quale futuro prenderà il campionato. I soldi non ci saranno se non riprendiamo a giocare. A meno che non chiediamo la cassa integrazione ma uno stato non può venire in contro alla nostra realtà”.

“Non terminando la stagione i club hanno la possibilità di programmare la stagione prossima senza fallire. Non si può pensare di giocare oltre il 30 giugno: si chiudono i bilanci, scadono i contratti! Andando oltre roviniamo anche la prossima stagione”.

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